I Giardini di Villa Barbarigo

Un parco unico nel suo genere tra bellezze naturali che si dipanano lungo tutto il percorso

A pochi chilometri da Padova, ai piedi del Monte Gallo e del Monte Orbieso è possibile trascorrere qualche ora fra arte e natura passeggiando fra le linee verdi di quello che nel 2003 vinse il titolo di Parco più bello d’Italia.

Stiamo parlando del Giardino di Villa Barbarigo, oggi proprietà Pizzoni Ardemani, uno dei maggior “giardini d’epoca” mantenuto in mondo esemplare nelle sua interezza architettonica, scultorea, idraulica e persino vegetale, grazie alle cure sapienti elargite da sei generazioni di Barbarigo e dai suoi successori.Raro esempio di giardino simbolico seicentesco, fu costruito a Valsanzibio, su commissione del nobile veneziano Francesco Zuane Barbarigo, in un’epoca in cui quei luoghi erano ancora facilmente raggiungibili in barca attraverso una fitta rete di canali navigabili, da quella nobile classe veneziana che amava isolarsi in zone incantevoli e di grande impatto naturalistico. Valsanzibio fu meta privilegiata dai Barbarigo rispetto alla riviera del Brenta, una realizzazione del tutto originale voluta come tributo e segno di gratitudine per la salvazione dalla peste seicentesca di manzoniana memoria.

Intenzione della famiglia Barbarigo era quella rappresentare una simbologia salvifica per ricordare la salvazione dalla peste, ma soprattutto quella di introdurre il concetto di una salvazione spirituale attraverso un percorso evolutivo

Questa complessa struttura fu infatti realizzata grazie alle indicazioni del cardinale Gregorio Barbarigo e al lavoro dell’architetto Luigi Bernini, fratello del celebre Gian Lorenzo: un “giardino filosofico”, un percorso fisico ed esistenziale dal sapore vagamente iniziatico.

Quindici ettari di allegorie misteriche costituite da statue, fontane, laghetti, piccoli edifici e piante di numerose specie, che invitano il visitatore a camminare meditando sul proprio destino e sulla meta finale della propria vita: 60.000 metri quadrati di bosso a spalliera, 70 statue di marmo bianco, 800 piante di 76 essenze diverse, un labirinto sviluppato in 1 chilometro e mezzo di percorso, per 10 mila metri quadrati di bosso, oltre a sentieri, laghetti, peschiere e ruscelli d’acqua con i loro giochi, piante rare e alberi secolari, sparsi in un racconto sapientemente narrato e svolto con grande criterio logico da un inizio alla sua fine.Rispetto ai giardini all’italiana cincuecenteschi, realizzati con un gusto rivolto all’armonia e la bellezza, i giardini seicenteschi, e particolarmente il giardino di Barbarigo, introducono sulle vaste geometrie, oltre alle architetture scenografiche, importanti contributi scultorei: un esercito di sculture che entrano nel giardino portando al suo interno tutti quei temi simbolici cari ad un’elite colta e appassionata da temi filosofici e trascendenti: elementi cristiani e figure mitologiche si fondono nell’ideale rinascimentale ancora in voga per tutto il ‘600.Il Giardino di Valsanzibio non segue parametri esclusivamente geometrici nella struttura del proprio percorso, ma piuttosto svolge un vero e proprio cammino conoscitivo che, un passo per volta, ci accompagna da una dimensione terrena ad un’altra di natura trascendente e divina.
L’ingresso principale, il Portale di Diana, era il punto d’approdo del canale che collegava la villa alla laguna, l’arrivo da cui gli stessi componenti della casata Barbarigo, giungevano alla villa provenienti da Venezia: l’inizio di un percorso fuori dal tempo e dallo spazio.
Il Portale di Diana è arricchito con fontane, bassorilievi e statue su cui troneggia Diana-Luna, dea prescelta per vigilare la natura e gli animali selvaggi peculiari della zona.
Dal suo terrazzo è già possibile intravedere il Teatro delle Acque e il labirinto.
Entriamo nel giardino attraverso l’arco di Sileno, costeggiando la peschiera detta Bagno di Diana, per poi accedere alla Fontana dell’Iride e alla Peschiera dei Venti.
La Fontana dell’Arcobaleno si mostra nel suo gioco di zampilli d’acqua come uno spettacolo naturale che alla luce dei raggi di sole manifesta la meraviglia dell’arcobaleno.
A questo punto del percorso siamo già prossimi alla vista del magico labirinto di bosso, ancora oggi mantenuto nella sua forma del tutto originale.
Ed eccoci davanti al monumento del Tempo, un vecchio con le ali chiuse, vigile osservatore del cammino umano. A pochi metri incontriamo l’isola dei Conigli, rappresentazione della costrizione di spazio e tempo.Per godere fino in fondo del significato del giardino nella sua complessità simbolica è possibile usufruire di una guida capace di svelarci ogni segreto e aneddoto legato alle singole rappresentazioni e alla storia delle famiglia Barbarigo. Anche sulla scalinata possiamo leggere un sonetto che spiega i significati del Giardino raggiungendo poi il piazzale della Villa dove otto statue allegoriche che racchiudono la Fontana della Rivelazione, meta finale dell’intero percorso verso la salvezza dell’anima umana.Un parco unico nel suo genere tra bellezze naturali che si dipanano lungo tutto il percorso e un’occasione unica per vivere una giornata nella quiete e nella naturale magnificenza di un luogo antico e ben conservato.